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La formazione aziendale prevede una serie di attività che hanno lo scopo di aumentare le competenze degli individui per favorire la crescita personale e professionale e raggiungere gli obiettivi di business.

Formazione aziendale è un ampio sistema nel quale si distinguono ambiti specifici in base al target a cui si rivolgono, ai canali che li erogano o alle finalità che li contraddistinguono:

  • formazione professionale iniziale e diritto-dovere per i giovani che devono inserirsi nel mondo del lavoro;
  • formazione tecnica superiore (specializzazione post-secondaria);
  • formazione continua per i lavoratori che vogliono migliorare le proprie competenze o per gli adulti che cercano di riqualificarsi per un nuovo inserimento;
  • formazione permanente (lifelong learning) comprende qualsiasi attività di apprendimento non necessariamente finalizzato al lavoro e che dura per tutto l’arco della vita.

L’obbligo di istruzione

sancito all’art. 34 della Costituzione, e fissato per legge a 16 anni, e l’obbligo formativo, introdotto con la Legge n. 144/1999 (art. 68), sono stati unificati con la Legge n. 53/2003 e con i successivi decreti attuativi, nel diritto-dovere all’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica di durata almeno triennale entro il 18° anno di età.

Il nuovo obbligo di istruzione

che si completa con l’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, può essere assolto:

  • nel sistema scolastico di durata quinquennale (licei, istituti tecnici, istituti professionali) finalizzato al conseguimento di un diploma di scuola secondaria superiore che consente l’accesso all’istruzione superiore;
  • nel sistema regionale di istruzione e formazione professionale di cui al Capo III del D.lgs. 226/2005, di durata triennale o quadriennale. L’istruzione e formazione professionale si articola in percorsi di durata triennale finalizzati al conseguimento di una qualifica professionale (livello EQF 3) o di durata quadriennale (livello EQF 4) finalizzati al conseguimento di un diploma professionale. Successivamente al conseguimento del diploma professionale è infine possibile frequentare un anno integrativo finalizzato al conseguimento della maturità professionale, anche ai fini dell’accesso all’istruzione superiore.

L’assolvimento del diritto-dovere

e il conseguimento dei relativi titoli di studio si realizza anche attraverso periodi di alternanza scuola-lavoro, e, a partire dal 15° anno di età, può essere svolto attraverso un contratto di apprendistato, ai sensi del D.lgs. 81/2015.

Le strutture formative che possono realizzare percorsi di istruzione e formazione professionale a finanziamento pubblico sono solo quelle accreditate dalle Regioni e dalle Province autonome, in base a criteri generali che a livello nazionale ne stabiliscono gli standard minimi di qualità. Nei territori, le Regioni possono programmare, in regime di sussidiarietà, anche un’offerta di istruzione e formazione professionale presso gli istituti professionali di Stato.

Il sistema complessivo dell’istruzione e formazione professionale

fa riferimento alla definizione condivisa a livello nazionale, in un apposito Repertorio, di figure professionali sia per i percorsi di durata triennale (22 qualifiche) che quadriennale (21 diplomi), a standard minimi formativi, a modelli di attestato di qualifica e diploma professionali e di attestazione intermedia, ad aree professionali.

Ogni anno il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

trasferisce alle Regioni e alle Province autonome le risorse finanziarie per i percorsi finalizzati all’assolvimento del diritto-dovere nell’istruzione e formazione professionale.

Le azioni formative realizzate nell’ambito di tali percorsi sono oggetto di un rapporto annuale di monitoraggio a cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con il supporto di ISFOL.

​La formazione continua

ha l’obiettivo di migliorare il livello di qualificazione e le competenze professionali delle persone adulte occupate.
Per la formazione dei propri dipendenti, le imprese possono scegliere di aderire ad uno dei Fondi paritetici interprofessionali nazionali per la formazione continua.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

svolge la funzione di autorizzare l’attivazione dei fondi interprofessionali e l’ANPAL le funzioni di monitoraggio e vigilanza di cui al Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 150 (art. 9, primo comma, lettera n).
I Fondi vengono alimentati dal gettito derivante dal contributo integrativo dovuto per l’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria di cui all’art. 25 della Legge 21 dicembre 1978, n. 845, che i datori di lavoro sono obbligati a versare all’INPS. I datori di lavoro che decidano di non aderire ad alcun fondo sono comunque obbligati al versamento che viene fatto confluire in fondi rotativi a titolarità MLPS e MEF e utilizzato per le finalità previste dalla norma.

Con la Legge di Bilancio 2022 (Legge 30 dicembre 2021, n. 234, art. 1, commi 241-242),

è stato previsto un rafforzamento dei Fondi paritetici interprofessionali per finanziare, in tutto o in parte, piani formativi aziendali di incremento delle competenze dei lavoratori destinatari di trattamenti di integrazione salariale in costanza di rapporto di lavoro, ai sensi degli articoli 11, 21, comma 1, lettere a), b) e c), e 30 del Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 148.

versamento del contributo integrativo

Peraltro, al fine di favorire percorsi di incremento delle competenze dei lavoratori destinatari di trattamenti di integrazione salariale in costanza di rapporto di lavoro orientati al mantenimento del livello occupazionale nell’impresa, per gli anni 2022 e 2023, il versamento del contributo integrativo (di cui all’art. 1, comma 722, L. 23 dicembre 2014, n. 190) sarà annualmente rimborsato con Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ai fondi paritetici interprofessionali (costituiti ai sensi dell’art. 118, L. 23 dicembre 2000, n. 388) che finanziano percorsi di incremento delle professionalità di lavoratori destinatari dei trattamenti sopramenzionati, previo monitoraggio da parte dei fondi stessi dell’andamento del costo dei programmi formativi realizzati in favore di tali lavoratori.
Infine, l’art. 12 del Decreto Legislativo 10 settembre 2003, n. 276 (come successivamente modificato) prevede l’obbligo per i soggetti autorizzati alla somministrazione di lavoro di versare regolarmente un contributo ai Fondi per la formazione e l’integrazione del reddito costituiti ai sensi del comma 4 della medesima disposizione.
Tali Fondi sono caratterizzati da una duplice finalità:
  • garantire ai lavoratori somministrati interventi di qualificazione e riqualificazione professionale;
  • promuovere iniziative per garantire l’integrazione del reddito, l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro di lavoratori svantaggiati e la previsione di specifiche misure di carattere previdenziale.

Il sistema della formazione tecnica superiore

è un canale formativo di specializzazione mirato a facilitare l’accesso dei giovani nel mondo del lavoro e la riqualificazione di adulti occupati e non occupati, trasferendo competenze di tipo tecnico-professionale di medio e alto livello riferite a specifiche aree economiche professionali. È nato per garantire che la formazione di alto livello di tipo tecnico rispondesse ai fabbisogni professionali e formativi provenienti dal territorio.

Sono previsti i percorsi di IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore), introdotti dalla Legge 17 maggio 1999, n. 144 (art. 69), ai quali si accede di norma con il possesso del diploma di scuola secondaria superiore. Le Regioni programmano l’istituzione dei corsi dell’IFTS, che sono realizzati con modalità che garantiscono l’integrazione tra sistemi formativi, sulla base di linee guida definite d’intesa tra i Ministri dell’Istruzione, del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Università e della Ricerca.

Con la Legge 15 luglio 2022, n. 99,

è stato istituito il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli ITS (Istituti tecnici superiori), che assumono ora la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy).

La finalità della riforma

è promuovere l’occupazione, in particolare giovanile, e rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un’economia ad alta intensità di conoscenza, per la competitività e per la resilienza, a partire dal riconoscimento delle esigenze di innovazione e sviluppo del sistema di istruzione e ricerca, in coerenza con i parametri europei.

Possono accedere ai percorsi di istruzione offerti dagli ITS Academy, sulla base della programmazione regionale, i giovani e gli adulti in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di un diploma quadriennale di istruzione e formazione professionale (di cui all’art. 15, commi 5 e 6, del D.Lgs. 17 ottobre 2005, n. 226) unitamente a un certificato di specializzazione tecnica superiore conseguito all’esito di corsi di istruzione e formazione tecnica superiore (di cui all’articolo 69 della legge 17 maggio 1999, n. 144) della durata di almeno 800 ore (art. 1, comma 2).

Ciascun ITS Academy si caratterizza per il riferimento a una specifica area tecnologica tra quelle che saranno individuate con decreto del Ministero dell’Istruzione (art. 3).

Con riguardo al regime giuridico, gli ITS Academy sono fondazioni (ai sensi degli articoli 14 e seguenti del Codice Civile), secondo il modello della fondazione di partecipazione, quale standard organizzativo nazionale della struttura, acquistando la personalità giuridica ai sensi dell’art. 1 del Regolamento di cui al D.P.R. 10 febbraio 2000, n. 361 (art. 4, comma 1).

percorsi formativi si articolano in semestri e sono strutturati come segue (art. 5, comma 1):

  • percorsi formativi di quinto livello EQF, che hanno la durata di quattro semestri, con almeno 1.800 ore di formazione, corrispondenti al quinto livello del Quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente, di cui alla raccomandazione 2017/C 189/03 del Consiglio del 22 maggio 2017;
  • percorsi formativi di sesto livello EQF, che hanno la durata di sei semestri, con almeno 3.000 ore di formazione, corrispondenti al sesto livello del citato Quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente. I nuovi percorsi formativi di sesto livello EQF possono essere attivati esclusivamente per figure professionali che richiedano un elevato numero di ore di tirocinio, incompatibile con l’articolazione biennale del percorso formativo, e che presentino specifiche esigenze, da individuare con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dell’Università e della Ricerca, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.

A conclusione dei percorsi formativi,

coloro che li hanno seguiti con profitto conseguono, previa verifica e valutazione finali, rispettivamente, il diploma di specializzazione per le tecnologie applicate e il diploma di specializzazione superiore per le tecnologie applicate (art. 5 comma 2, e art. 6).

Per maggiori informazioni, visita il sito istituzionale del Ministero dell’Istruzione e il portale INDIRE.

Da ultimo, va segnalato che, con il DM n. 139 del 2 agosto 2022, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha adottato le “Linee Guida per la programmazione e attuazione dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) e di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) in modalità duale”, in recepimento dell’Accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano del 27 luglio scorso.

Le Linee Guida

definiscono il quadro nel quale programmare e realizzare le attività previste dal PNRR per la Missione 5 – Componente 1 – Investimento 1.4 “Sistema duale”, delineando le caratteristiche generali, identificando i destinatari e gli erogatori delle misure, nonché la programmazione degli interventi e i criteri di determinazione delle opzioni di costo semplificate. Il Target quantitativo è articolato in 39.000 percorsi di Baseline (percorsi individuali svolti), realizzati a valere esclusivamente su risorse diverse da quelle del PNRR e 135.000 percorsi aggiuntivi del Target del PNRR da realizzare in un arco di tempo pari a 3 anni formativi, dal 2022/2023 al 2024/2025; per un totale di 174.000 percorsi, quale obiettivo finale del Piano Nazionale.

La formazione permanente

comprende le varie forme di apprendimento che incrementano conoscenze, capacità e competenze per una crescita professionale e personale.

Fondamentalmente, si può parlare di tre tipi di apprendimento:

  • formale: percorsi di offerta pubblica di istruzione e formazione;
  • non formale: percorsi di apprendimento che non danno luogo a qualifiche o diplomi ufficiali;
  • informale: ogni forma di apprendimento acquisito nelle situazioni di vita quotidiana, nell’ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero.

L’integrazione delle varie dimensioni dell’apprendimento in un unico sistema integrato è una delle priorità europee cui anche l’Italia sta lavorando. Si tratta di creare reti territoriali tra scuole, enti di formazione, università, centri territoriali per l’istruzione degli adulti, servizi per il lavoro, camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, imprese e loro rappresentanze datoriali e sindacali e di definire norme generali e standard condivisi per validare le competenze e le conoscenze acquisite nei diversi contesti.

Un riferimento importante a livello europeo

in questo ambito è rappresentato dal Quadro europeo delle qualifiche e dei titoli per l’apprendimento permanente (EQF- European Qualification Framework – Quadro europeo delle qualifiche), uno schema di riferimento per tradurre le qualifiche e i livelli di apprendimento dei diversi paesi. Gli Stati membri sono chiamati, su base volontaria, a ridefinire i propri sistemi di istruzione e formazione, in modo da collegare i sistemi nazionali di riferimento e l’EQF.

Si applica a tutte le qualifiche, da quelle ottenute in un percorso di istruzione obbligatoria, ai livelli più alti di istruzione e formazione accademica, tecnica o professionale.

Per quanto riguarda la costruzione del sistema,

l’Italia si è dotata di un quadro di definizione condiviso sulla materia; degli standard minimi di riferimento per validare e certificare le competenze; del repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali; degli standard degli attestati e dei certificati spendibili a livello europeo; di un sistema di monitoraggio e valutazione (D.lgs. n. 13 del 16 gennaio 2013). Ciò permette di rendere più trasparenti e spendibili le competenze acquisite in tutti i contesti (lavoro, vita quotidiana e tempo libero), facilitando la mobilità geografica e professionale e accrescendo l’integrazione e personalizzazione dei servizi di istruzione, formazione e lavoro.

Le azioni formative intraprese dalle aziende devono avere come obiettivi l’aumento della competitività dell’impresa ed il rafforzamento professionale e occupazionale dei lavoratori. Inoltre, le azioni formative possono avere carattere:

Formazione aziendale: interventi promossi dalle imprese per accompagnare i processi di trasformazione e di ristrutturazione;

Pluriaziendale: presentate congiuntamente da piccole e medie imprese ai propri dipendenti per il raggiungimento di un medesimo obiettivo in riferimento ad uno stesso contenuto tematico o a metodologie e strumentazioni comuni;

Individuale: interventi sperimentali finalizzati al rilancio e allo sviluppo delle competenze possedute dai dipendenti, sulla base di progetti elaborati da singoli lavoratori.

Formazione aziendale: quando svolgerla

Le attività di Formazione aziendale possono essere svolte durante o fuori dall’orario di lavoro. Peraltro, al fine di favorire la competitività delle imprese di ciascun settore economico e l’occupabilità dei lavoratori, possono essere istituiti – mediante accordi interconfederali – fondi paritetici interprofessionali nazionali per la formazione continua dei lavoratori dipendenti. I fondi – alimentati dai contributi dei datori di lavoro che facoltativamente vi aderiscono – finanziano la Formazione aziendale con i piani formativi aziendali, settoriali e territoriali che le imprese realizzano per i propri dipendenti, nonché i piani formativi individuali e ulteriori attività propedeutiche o comunque connesse alle iniziative formative. Per comunicare le adesioni e le revoche ai fondi le aziende possono utilizzare il modello di denuncia contributiva mensile.

Formazione aziendale: fondi paritetici

Si segnala che, con la Legge di Bilancio 2022 (Legge 30 dicembre 2021, n. 234, art. 1, commi 241-242) è previsto un rafforzamento dei Fondi paritetici interprofessionali che, infatti, possono finanziare, in tutto o in parte, Formazione aziendale con incremento delle competenze dei lavoratori destinatari di trattamenti di integrazione salariale in costanza di rapporto di lavoro ai sensi degli articoli 11, 21, comma 1, lett. a), b) e c), e 30 del Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 148.

Formazione aziendale: incremento delle competenze

Inoltre, al fine di favorire percorsi di incremento delle competenze dei lavoratori destinatari di trattamenti di integrazione salariale in costanza di rapporto di lavoro orientati al mantenimento del livello occupazionale nell’impresa, per gli anni 2022 e 2023, ai fondi paritetici interprofessionali (costituiti ai sensi dell’art. 118, L. 23 dicembre 2000, n. 388) che finanziano percorsi di incremento delle professionalità di lavoratori destinatari dei trattamenti sopramenzionati, il versamento del contributo integrativo (di cui all’art. 1, comma 722 L. 23 dicembre 2014, n. 190) è annualmente rimborsato con Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, previo monitoraggio da parte dei fondi stessi dell’andamento del costo dei programmi formativi realizzati in favore di tali lavoratori.

Formazione aziendale: Competenza

Per quanto riguarda il sistema della formazione professionale, la competenza è di Regioni e Province che, tramite bandi pubblici, programmano il finanziamento di corsi a tutti i livelli, che possono essere erogati da enti di formazione accreditati. I corsi di Formazione aziendale sono finanziati con fondi statali, regionali e provinciali e con il cofinanziamento del Fondo Sociale Europeo.

Formazione aziendale: Qualifiche

Le competenze e le qualifiche professionali acquisite sono registrate nel Libretto formativo del cittadino che può essere considerato il corrispettivo italiano di Europass, ovvero una sorta di “passaporto delle competenze” valido sia in Italia, sia all’estero. È il biglietto da visita che il lavoratore presenta all’impresa ed è stato ideato per raccogliere, sintetizzare e documentare le diverse esperienze di apprendimento dei cittadini lavoratori, nonché le competenze da essi acquisite in vari settori (scuola, formazione, lavoro, vita quotidiana). Il Testo unico in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro, inoltre, prevede che le competenze acquisite nello svolgimento delle attività di formazione siano registrate nel libretto formativo del cittadino. Il Libretto è anche uno strumento che può sostenere e accompagnare le pratiche di Validazione e Certificazione delle competenze non formali e informali.

Formazione aziendale: Age Management 

Con l’espressione Age Management si intende una serie di iniziative in ambito aziendale dirette a valorizzare i punti di forza dei lavoratori in considerazione della loro età anagrafica, in un’ottica di integrazione di competenze delle diverse generazioni presenti in un ambiente di lavoro.

A livello europeo, considerato il cambiamento demografico in atto, già nella strategia Europa 2020, tenuto conto di un’accusabilità pari al 75% per uomini e donne dai 20 ai 64 anni, si rilevava come l’obiettivo del 75% non potesse essere raggiunto se non a fronte di un aumento significativo del tasso di occupazione della fascia di età dei più anziani.

Formazione aziendale: Libro verde sull’invecchiamento demografico della Commissione Europea

Di recente, nel Libro verde sull’invecchiamento demografico della Commissione Europea (COM 2021 50 final del 27 gennaio 2021) emerge che, nonostante i recenti aumenti, il tasso di occupazione dei lavoratori più anziani nell’UE rimane inferiore alla media. Infatti, nel 2019, solo il 59,1% delle persone di età compresa tra i 55 e i 64 anni risultava occupato rispetto al 73,1% di tutte le persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni. Si dà atto, inoltre, di come dopo i 50 anni aumenti il rischio di disoccupazione di lunga durata e della difficoltà per i lavoratori più anziani riguardo l’assunzione, l’accesso all’offerta formativa, le transizioni professionali e lo svolgimento di mansioni adattate all’età.

Formazione aziendale:  Adult Learning

In quest’ottica, per le Istituzioni europee diventa preminente la prospettiva di un apprendimento permanente, ovvero investire nelle conoscenze, nelle capacità e nelle competenze delle persone lungo tutto l’arco della vita. In particolare, la formazione degli adulti contribuisce a migliorare l’accusabilità in un mondo del lavoro in continuo mutamento e, per altro verso, è parte della risposta alle sfide poste dall’invecchiamento della popolazione. Ecco perché l’Adult Learning riveste un ruolo centrale per raggiungere gli obiettivi di crescita e di inclusione sociale.

Si segnala infine, il Fondo Sociale Europeo quale principale strumento utilizzato dall’UE per sostenere l’occupazione tramite, in particolare, l’apprendimento di nuove competenze finalizzate anche al reinserimento nel mondo del lavoro.

Il Fondo sociale europeo (FSE) è il principale strumento utilizzato dall’UE per sostenere l’occupazione, aiutare i cittadini a trovare posti di lavoro migliori e assicurare opportunità lavorative più eque per tutti. A questo fine, l’FSE investe nel capitale umano dell’Europa: i lavoratori, i giovani e chi è alla ricerca di un lavoro. Grazie a una dotazione di 10 miliardi di euro l’anno, l’FSE aumenta le prospettive occupazionali di milioni di cittadini europei, prestando particolare attenzione a chi incontra maggiori difficoltà a trovare lavoro.

L’Unione europea si è impegnata a creare nuovi e migliori posti di lavoro e a realizzare una società inclusiva. Tali obiettivi sono al centro della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell’UE. L’attuale crisi economica rende questa sfida ancora più ambiziosa. L’FSE sta rivestendo un ruolo importante per il raggiungimento degli obiettivi dell’Europa e per l’attenuazione degli effetti della crisi, in particolare l’aumento dei livelli di disoccupazione e povertà.

Formazione aziendale: Definire le priorità

La Commissione europea e gli Stati membri dell’UE stabiliscono congiuntamente le priorità dell’FSE e le modalità di assegnazione delle sue risorse. Una di queste priorità consiste nella promozione dell’adattabilità dei lavoratori e delle imprese, grazie allo sviluppo, rispettivamente, di nuove competenze e nuovi metodi di lavoro. Altre riguardano invece il miglioramento dell’accesso all’occupazione essendo volte ad aiutare i giovani nella transizione dal mondo della scuola a quello del lavoro oppure a impartire formazione ai disoccupati scarsamente qualificati per migliorarne le prospettive occupazionali. La formazione professionale e l’apprendimento permanente, che consentono ai cittadini di ottenere nuove competenze, costituiscono una parte significativa di molti progetti dell’FSE.

Mediante un’altra priorità si intende poi aiutare le persone appartenenti a gruppi svantaggiati a trovare lavoro: l’attenzione loro riservata rientra negli obiettivi di promozione dell’inclusione sociale ed è un segno di quanto sia importante il ruolo svolto dall’occupazione nel favorire l’integrazione dei cittadini nella società e nella vita quotidiana. La crisi finanziaria ha spinto a moltiplicare gli sforzi profusi per consentire ai cittadini di mantenere il proprio lavoro o, nel caso lo abbiano perduto, per aiutarli a trovarne al più presto uno nuovo.

Formazione aziendale: Progetti per le persone

L’FSE non è un ufficio di collocamento e non pubblica offerte di lavoro, ma finanzia decine di migliaia di progetti locali, regionali e nazionali in materia di occupazione in tutta Europa, partendo dai piccoli progetti gestiti da associazioni benefiche locali per aiutare i disabili a trovare un posto di lavoro idoneo fino ad arrivare ai progetti di portata nazionale per promuovere la formazione professionale presso l’intera popolazione.

I progetti dell’FSE variano significativamente per natura, dimensioni e portata e si rivolgono a una rosa variegata di gruppi: alcuni sono destinati ai sistemi di istruzione, agli insegnanti e agli scolari, altri si rivolgono ai disoccupati giovani e meno giovani, mentre altri ancora sono pensati per gli aspiranti imprenditori in ogni campo. Il Fondo sociale europeo, in poche parole, si concentra sulle persone.

Ciascuno Stato membro concorda, insieme alla Commissione europea, uno o più programmi operativi per i finanziamenti dell’FSE durante il periodo di programmazione settennale. I programmi operativi definiscono le priorità di intervento delle attività dell’FSE e i relativi obiettivi.

L’UE distribuisce i finanziamenti dell’FSE agli Stati membri e alle regioni al fine di sostenerne i programmi operativi. Tali programmi finanziano progetti nel campo dell’occupazione gestiti da un ventaglio di organizzazioni pubbliche e private, denominate beneficiari. I progetti recano benefici ai partecipanti (generalmente individui, ma talvolta anche organizzazioni o aziende).

Lavorare in partenariato

Il Fondo sociale europeo è definito e attuato in partenariato dalla Commissione europea e dalle autorità nazionali e regionali. Altre parti, come ONG e organizzazioni dei lavoratori, sono coinvolte nell’elaborazione di una strategia FSE e nel monitoraggio della sua attuazione. Collaborare è infatti il metodo migliore per assicurare che le risorse siano impiegate nel modo più efficace ed efficiente possibile e rispondano ai bisogni di una determinata regione o comunità. Alla base del funzionamento dell’FSE vi sono altri due importanti principi:

  • Il cofinanziamento assicura la partecipazione a livello nazionale e regionale: i finanziamenti dell’FSE sono sempre accompagnati da un finanziamento pubblico o privato. I tassi di cofinanziamento variano tra il 50% e l’85% (il 95% in casi eccezionali) dei costi totali dei progetti, a seconda della ricchezza relativa della regione.
  • La gestione condivisa consente una corretta ripartizione delle responsabilità: le linee guida dell’FSE vengono stilate a livello europeo attraverso consultazioni con un’ampia rosa di parti interessate, mentre i programmi operativi sono negoziati tra le autorità nazionali e la Commissione. L’attuazione, tramite i programmi operativi, è a cura delle autorità competenti di ciascun paese.

Formazione aziendale: Finanziamenti basati sulle esigenze

Il livello dei finanziamenti dell’FSE e i tipi di progetti finanziati variano da una regione all’altra a seconda della loro ricchezza relativa. Le regioni europee sono divise in tre categorie di finanziamento in base al PIL regionale pro capite messo a confronto con la media UE (a 27 Stati membri).

FSE

L’Italia sta utilizzando i finanziamenti dell’FSE per incrementare le opportunità lavorative (in particolare per i giovani), aiutare i gruppi svantaggiati, affinare le competenze della forza lavoro, potenziare i sistemi nazionali di istruzione e formazione e migliorare le capacità amministrative.

L’FSE sostiene l’occupazione in Italia e in tutta Europa, aiutando le persone a trovare posti di lavoro migliori e garantendo opportunità professionali e standard di vita più equi a tutti i cittadini dell’UE. Per farlo, sta investendo nel capitale umano europeo, ossia i lavoratori, i giovani, i gruppi svantaggiati e tutti coloro che stanno cercando un impiego. Nelle città, nei paesi, nelle comunità rurali e nei quartieri europei sono già attive decine di migliaia di progetti FSE, che stanno stimolando l’aumento di competenze, occupazione e qualifiche, al fine di creare una società più inclusiva per tutti i cittadini europei.

 Grande attenzione ai giovani

Le misure a favore dell’occupazione attuate dall’FSE intendono far entrare i giovani nel mondo del lavoro, contrastare la disoccupazione di lunga durata, promuovere l’occupazione femminile e aiutare i gruppi più svantaggiati, composti ad esempio da immigrati e persone a rischio povertà, ad accedere al mercato lavorativo. Questi progetti concreti stanno assistendo i giovani nel passaggio dalla scuola al lavoro, grazie al supporto di attività quali stage e tirocini. Sono inoltre disponibili programmi di coaching e corsi di formazione professionale dedicati ai giovani senza qualifiche o scarsamente qualificati. Stando alle previsioni, queste misure dovrebbero fare salire il tasso di occupazione nazionale al 67% entro il 2020.

Lotta all’esclusione sociale

I progetti finanziati dall’FSE promuovono l’inclusione sociale e la riduzione della povertà attraverso una vasta gamma di misure, che includono il supporto sociale multidimensionale per le vittime di deprivazioni materiali, il miglioramento degli standard legati all’erogazione dei servizi sociali, il sostegno delle persone con disabilità e misure specifiche volte a indirizzare i gruppi emarginati verso una vita più autonoma.

Istruzione e formazione più efficaci

Per quanto riguarda l’istruzione, gran parte della dotazione servirà a finanziare azioni concrete volte a prevenire l’abbandono scolastico e a migliorare la rilevanza del mercato del lavoro nei sistemi di istruzione e formazione. Oltre 2,8 milioni di studenti trarranno vantaggio da queste misure, complementari agli investimenti effettuati del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) per la costruzione di nuovi edifici e laboratori scolastici. Con l’intento di consolidare le competenze della forza lavoro, le misure dell’FSE offrono pari accesso alla formazione permanente a tutte le fasce d’età.

Formazione aziendale: Capacità amministrative

L’FSE sta investendo nelle capacità istituzionali e nell’efficienza delle amministrazioni e dei servizi pubblici nell’ottica di promuovere una regolamentazione, una governance e riforme più efficaci. I fondi vengono inoltre utilizzati per mettere le parti interessate nelle condizioni di offrire occupazione, istruzione, sanità e politiche sociali nonché per stimolare le riforme settoriali e territoriali a livello nazionale, regionale e locale.